La storia

Ultima modifica 13 marzo 2024

La storia

Il territorio di Caramanico ha rivelato segni di una presenza umana plurimillenaria e lo studio di siti archeologici di grande interesse, luoghi di culto, oggetti, testimonianze funerarie, santuari rurali oggi ancora in parte conservati ci consente di ripercorrerne la storia.

Fino alla fine del VI secolo tuttavia l´intera area era caratterizzata da diversi, piccoli, nuclei abitati, tra i quali emerse Caramanico.
Studiosi e ricercatori hanno tentato di stabilire quando e perché questo si sia verificato, sulla base di ricerche di diversa ispirazione.
La più convincente tra le ipotesi finora elaborate fa risalire l´origine di Caramanico all´alto medioevo (VII secolo), in piena dominazione longobarda, e sembra trovare conferma nei documenti, nell´impianto urbanistico del nucleo antico ed anche in studi etimologici. Caramanico sarebbe stata fondata dal duca longobardo Teodolapio, figlio di Faroaldo, a sua volta duca di Spoleto. Era un insediamento militare organizzato secondo uno schema tipico longobardo, che prevedeva l´affitto di proprietà da parte del sovrano ai soldati, i quali le utilizzavano per il proprio sostentamento ed in cambio le difendevano da attacchi nemici. Il termine "Caramanico", la cui origine etimologica è ancora oggi argomento di studi e ricerche, deriverebbe dalla voce longobarda "harimann" (insediamento, distretto). Anche la pianta dell´abitato originario riflette la sua origine difensiva: arroccata su un crinale naturalmente difeso dalle valli dei fiumi Orta ed Orfento, con l´intero abitato protetto da case-mura, torri, porte di accesso e da un castello posto alla sua sommità, la cittadella era inaccessibile.

La sua collocazione geografica rivestiva inoltre un importante ruolo strategico rispetto alla vallata dell´Orta. Per coloro che provenivano dalla via Tiburtina-Valeria-Claudia quest´ultima costituiva infatti una via di accesso a Napoli, che poteva essere agevolmente controllata da Caramanico grazie anche ad un collegamento a vista con i castelli di Tocco - a valle - e di Rocca Caramanico - a monte -. Nei secoli successivi Caramanico seguì l´evoluzione del sistema feudale. Appartenne a diverse famiglie; con i d´Aquino sviluppò il rapporto più lungo, ma ricordiamo anche i Colonna, i Gonzaga, i Carafa. Rimase sempre compresa entro i confini del Regno di Napoli, fino all´Unità d´Italia. Nel 1806 fu dichiarata Comune autonomo e, a seguito del Plebiscito (1860), annessa al Regno d´Italia.

Di notevole rilevanza sociale fu in quel periodo il fenomeno del brigantaggio, reazione popolare all´Unità, fomentata dai Borboni e dalla Chiesa, che in Caramanico ebbe un centro propulsore i cui effetti si sarebbero estesi per un decennio a tutta la Majella.
Nel ´900 il paese subisce effetti non diversi da quelli del resto d´Italia per ciò che concerne le due guerre mondiali, mentre avvia lo sviluppo dell´industria termale, tanto da diventare ufficialmente "Caramanico Terme" nel 1960.
La presenza di acque curative nel suo territorio è documentata a partire dal XVI secolo, ma è nell´ ´800 che vengono compiute le prime analisi scientifiche e si evidenzia una prima distinzione tra l´acqua solfurea e quella diuretica del "Pisciarello". All´utilizzo delle due acque per scopo terapeutico si giunge già dai primi del ´900, e dopo una fase di alterne gestioni lo Stabilimento termale e l´annesso Albergo vengono definitivamente ceduti dal Comune ad una Società privata, insieme ai diritti di sfruttamento di ambedue le acque. Da allora la gestione di queste preziose ricchezze naturali non ha subito mutamenti, mentre ad essa si è affiancata una notevole crescita in termini turistici, economici ed urbanistici. Quasi tutto il nuovo abitato e le principali attività del paese si sono sviluppati intorno alle strutture termali, ma le accresciute esigenze della comunità hanno apportato cambiamenti anche nel centro storico: qui si è assistito purtroppo, in qualche caso, ad interventi che hanno snaturato le caratteristiche dell´abitato di un tempo.

 


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